LEGATI AD UN’IDEA… Puoi far dipendere la tua felicità da altri ?

Un uomo camminando incrocio’ degli elefanti in sosta sotto degli alberi. Si fermò di colpo sorridendo, confuso dal fatto che le enormi creature erano tenute ferme, legate, solo da un piccolo laccetto stretto intorno alla zampa anteriore. Nessuna catena, nessuna gabbia. Gli elefanti potevano liberarsi dai lacci in qualsiasi momento. Ma per qualche ragione non lo facevano.

Sempre sorridendo si avvicino’ all’addestratore che era lì nei paraggi e gli chiese: “Non  vede i lacci? Non ha paura che possano scappare?”… 

Deve sapere – gli rispose l’addestratore – che quando quegli elefanti erano piccoli e molto giovani per legarli abbiamo usato proprio lacci fatti così, con quella corda. A quell’età era sufficiente a tenerli stretti.

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Con il crescere quegli elefanti sono stati indotti a credere che non possono liberarsi.

 .

Oggi pensano che la cordicella possa ancora tenerli fermi, per cui non tentano neanche di liberarsi.”

L’uomo rimase stupefatto. Questi animali avrebbero potuto rompere in qualunque momento le loro catene. Ma dal momento che pensavano che non ce l’avrebbero fatta restavano fermi, esattamente dov’erano.

Quante persone attraversano la vita aggrappate alla stessa convinzione? Che non possono fare niente, semplicemente perché una volta non ci sono riuscite?…

La morale della storia …

Fallire è parte dell’imparare. Perché mai ci dovremmo arrendere, e smettere di lottare, nella nostra vita? Fallisci non perché e’ il tuo destino a fallire ma perché si tratta di lezioni che devi imparare, per progredire nella tua vita.

E’ bellissima ? Si…

C’e’ anche un’altra morale?

A parer nostro, sì: Quella che ti proponiamo è anche piu’ corretta: utile per tutti. Le persone, il popolo, purtroppo – la moltitudine del popolo, ciascuno di noi – si lega spesso alle proprie idee o ai propri ammaestratori, esattamente come quegli elefanti. E’ per questa ragione che riusciamo ad avere anche molti progressi scientifici e molti progressi della tecnologia, ma non riusciamo ad averli con la stessa velocità nei progressi sociali. Pensa a questo, per esempio: tu riesci a parlare adesso con una persona dall’altra parte del globo? Sì. Tu riesci anche a vederla quella persona ed a mandargli un documento in un momento, vero?  Ma non è stato sempre così. Oggi non ci meravigliamo piu’, ma poco più di trentanni fa era impensabile che sarebbe stato possibile farlo anche per te, possibile ed alla portata di tutti, semplicemente portando un piccolo oggetto in tasca [*]. Riusciamo noi, con la stessa semplicità, oggi, a liberarci dell’idea di non aver bisogno di ammaestratori? No: come fossimo quegli elefanti noi oggi ci leghiamo ancora alle idee di un partito, o alle idee di altri, e ancora oggi noi le lasciamo con grande difficoltà. Anche se ci rendiamo conto che sono ormai idee sbagliate.

Ecco, è questa, secondo noi, la morale più corretta di questo racconto:
Sciogliere il laccio? Deve essere semplice.
Semplice come seguire le proprie idee.

E se tra le nostre idee in economia abbiamo quella per cui un giorno tutti noi, presto, potremo avere il diritto di poter scrivere tutte le nostre spese in Dichiarazione dei Redditi? In tal caso quale meraviglia dovresti poter avere? E’ certo che queste idee si affermeranno. E’ soltanto questione di tempo. Certamente noi le porteremo avanti. Queste sì, con la stessa memoria di un elefante. 

APPENDICE: La storia dell’addestratore di elefanti? E’ un classico, una storia che dovrebbe essere raccontata in ogni scuola, ad ogni ragazzo o ragazza che studia, ad ogni essere umano fino all’età adulta. Quello che molti non sanno è che questo racconto ha un fondamento scientifico. Thomas Khun dimostrò questo fondamento in un celebre saggio, oggi adottato nelle università di mezzo mondo, una pietra miliare della filosofia della scienza. Il libro si intitola “La struttura delle rivoluzioni scientifiche. In questo libro Khun affronta la questione del miglioramento della condizione umana e di come, soprattutto nel campo della ricerca scientifica, la comunità umana per compiere ogni suo passo in avanti abbia sempre avuto la necessità di compiere un atto rivoluzionario, quello che lui nel libro definisce “il cambio di paradigma” [paradigm shift]. In pratica: qualcuno ha dovuto sciogliere un laccio.

Khun, attraverso un’analisi della storia della scienza, mostra le prove per cui ogni comunità scientifica ha vissuto, storicamente, come ogni comunità umana: basando i propri progressi e la propria affermazione attraverso l’affermazione dei «nuovi paradigmi». Paradigmi che hanno soppresso i precedenti della scienza normale. La chiama esattamente così: “la scienza normale“, perché paradigmatica di quel determinato periodo di tempo. Scienza normale a cui la comunità ha riconosciuto la capacità di costituire il fondamento della sua nuova prassi successiva. E’ come un cammino fatto per salti: salti di paradigma. Non c’è niente di strano – afferma Khun – se nei nuovi progressi i sistemi scientifici hanno via via affermato “nuovi paradigmi“.  Come hanno fatto? Utilizzando 2 soli elementi fondamentali: hanno presentato risultati sufficientemente nuovi anche solo empiricamente ma con forza tale da poter attrarre un gruppo stabile di seguaci (distogliendoli da forme di attività scientifiche contrastanti), ed allo stesso tempo sono stati sufficientemente aperti da poter lasciare al nuovo gruppo di scienziati la possibilità di risolvere ogni genere di problemi, come fossero degli esploratori di una nuova isola. E’ così che il “nuovo paradigma” si afferma: si deve consolidare, si deve configurare come una scienza “matura”, ovvero deve diventare abbastanza esoterico. Un evento che accade quando una élite limitata di studiosi ne può vantare una conoscenza profonda.

A cosa serve averti offerto questo racconto e tutta questa riflessione? Forse anche tu hai una domanda che spesso ci viene posta: “Perché il progetto Scaricare Tutto Tutti, nonostante la sua semplicità [riconoscere alle persone il diritto di scrivere in dichiarazione dei redditi ogni genere di spesa] non è stato ancora realizzato?“. La risposta è contenuta nel racconto dell’ammaestratore di elefanti ma anche, se vuoi approfondire, nel libro di Khun.

The duck-rabbit… e Scaricare Tutto Tutti:
Le spese di uno?.. Sono i ricavi di altri!

Note:
[*] Il primo telefono cellulare portatile è del 1973. La dimostrazione del suo funzionamento fu ad opera di John F. Mitchell e il dottor Martin Cooper di Motorola con un portatile del peso di circa 4,4 libbre… 2 kg!  Soltanto 10 anni dopo fu disponibile in commercio il primo vero cellulare per tutti: il DynaTAC 8000x Motorola, nel 1983 [fonte: Wikipedia].

Thomas Samuel Khun (1922 – 1994) è stato professore di “Storia della Scienza”, oltre che di “Filosofia della scienza”, alle università di Harvard, Berkeley, Princeton e al MIT Di Boston.

Karl Popper (1902 – 1994), un filosofo austriaco contemporaneo di Khun, riflettendo su questa sua scoperta, giunse ad affermare che “la scienza normale” non avrebbe più dovuto esserci! La scienza non può avere piu’ i legami di quegli elefanti: “La scienza è ricerca!“. Ovvero non si può parlare di scienza normale, sarebbe come parlare della “antitesi” di ciò che gli scienziati dovrebbero fare per raggiungere i loro obiettivi. Fu così che coniò il motto popperiano di «rivoluzione scientifica permanente!». Fu una dialettica interessante con Khun perché il filosofo britannico, nel suo libro e nei suoi scritti successivi, confermò che per fare la rivoluzione occorre un paradosso: occorre che la vecchia scienza sia consolidata, che sia emersa la conoscenza consapevole di un limite e che ne sia emersa la conseguenza di una crisi. Con una buona pace per gli elefanti. Tu che dici: il fisco umano, quello che riconosce le spese delle persone, potrebbe essere portato agli elefanti dagli ammaestratori?

[L’articolo ti piace? Condividilo su Facebook, meglio ancora Condividilo con gli Amici e scrivi il tuo COMMENTO].  Articolo di: Mario TOGNOCCHI, Giuseppe LA PLACA, Luisa CROCE e Giovanni PATTELLI. Tempo di lettura: 4 minuti (250parole/minuto). Il libro di STT: “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, Einaudi – Torino, 1969