La PERCEZIONE della REALTA’… e la Relatività di Einstein [Una Card per guadagnare? Che puo’ guidarci alla comprensione del Mondo…].

QUANDO SIAMO NATI?

DA CHI?

Pensiamo alla nostra nascita. C’eravamo, eccome se c’eravamo! Ma perchè non abbiamo memoria di quei momenti?

“Eravamo troppo piccoli per ricordarlo”, si dice così, anche se la nascita e la conoscenza dei nostri genitori sono stati davvero i due eventi piu’ importanti della nostra vita. Come abbiamo potuto toglierli dalla mente?  

Se ripensi a questo, all’immagine della tua nascita, ti si fa chiaro che quel che sappiamo di noi non è esattamente quel che noi crediamo. L’immagine della nostra storia?Non puo’ essere qualcosa di esclusivamente nostro: è qualcosa che si rispecchia negli altri.

Gli eventi critici? L’esame di Stato? Le referenze, le avversioni? Perfino il nostro nome… Tutto prende forma con gli altri. 

E da Freud in poi sappiamo anche altro. Che questo sé autobiografico non è neppure qualcosa di dato: è un concetto astratto. Concetto che si forma e si modifica nel tempo nella nostra mente. Si plasma nel tempo. Con le relazioni con gli altri e con le relazioni che abbiamo con le cose. 

Tempo, relazioni, cose che usiamo e che ci circondano, nel nostro ambiente, plasmano la nostra mente. Oggi lo comprendiamo tutti?  Non era così  che si pensava all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso, quando di Freud ancora molto si doveva parlare.

In quel tempo il neurochirurgo canadese Wilder Penfield inizio’ a fare i suoi primi esperimenti sul cervello conducendoli un po’ alla Frankenstein, con le tecniche del tempo: con il paziente sveglio in anestesia locale.

Grazie a quegli studi – condotti su ben 163 individui: immaginate la tortura per quelle persone! – Penfield fece una strana scoperta: stimolando particolari aree della corteccia celebrale vide che era possibile innescare nel paziente una serie di ricordi.

Accadeva ai suoi pazienti come quando anche a voi accade di frugare in un cassetto: semplicemente estraendo degli oggetti o dei vestiti vi vengono alla mente i ricordi. Ricordi di quando li avete comprati, usati, indossati.

E’ un effetto sorprendente della mente umana! Tocchi una parte e vengono fuori i pensieri!”, penso’ Penfield. 

Fu così che Penfield diede forma all‘Omuncolo di Penfiel [Homunculus]: uno strano esserino dall’aspetto sproporzionato, statuetta buffa dal corpicino esile, occhi e lingua grandi e con mani gigantesche. Occhi, lingua, mani, per rappresentare le parti del corpo attraverso le quali la nostra mente esplora.

Per riuscire a rappresentare la sua scoperta Penfiel penso’ di ricorrere ad uno stratagemma: una statuetta che doveva illustrare come le parti del nostro corpo pesano, influenzano, la nostra “percezione” della realtà.

L’omuncolo di Penfield una “rappresentazione del come noi pensiamo“? No, Penfield stesso ebbe cura di rispondere:

“L’omuncolo non è esattamente la rappresentazione del nostro pensiero: è piuttosto la rappresentazione grottesca del come noi arriviamo a percepire la realtà”…

Percezione. Ecco il nome, la chiave, che noi dobbiamo usare per interpretare in quale modo noi comprendiamo i fatti: “Percezione”.

In pratica i fatti non sono fatti: i fatti sono quello che noi sentiamo. Quello che noi sentiamo è l’unico mezzo che abbiamo a disposizione che ci consente di percepire e comprendere la realtà.

E’ una scoperta importante? Pensate ad un avvenimento che vi ha toccato o ad un fatto importante che vorreste tutti avessero compreso come voi.

Un fatto importante potrebbe essere accaduto a noi stessi o all’intera umanità – la nostra nascita o lo scoppio di una bomba ad Hiroschima – e quel fatto per noi potrebbe non essere accaduto semplicemente perché non è (o non è stato) per noi qualcosa di “sentito”.  

Ecco perché nei libri di storia della medicina ricordano ancora Penfield con i suoi esperimenti: con il suo Homunculus, con i suoi esperimenti, Penfield ci ha fatto fare uno dei piu’ grandi balzi nella conoscenza nel secolo scorso.

E oggi, oggi che tutto è Economia e che l’Economia non ci soddisfa, che importanza puo’ avere questa scoperta? Come possiamo noi applicare le scoperte di Penfield per riuscire a “percepire”, cioe’ capire tutti meglio, i fatti dell’Economia, anche per cambiarli?

Una formula c’è per applicare questa scoperta all’Economiaed è anche molto semplice spiegarla. Purche’ si ricorra a qualcosa di indotto, che tocchi appunto la nostra percezione. Alla Penfield. Abbiamo qui bisogno di un racconto. E’ la formula che adotto’ ancora nel 1919 un astronomo inglese, Arthur Stanley Eddington, per riuscire a spiegare e far comprendere a noi, addirittura, la teoria della “Relatività generale” di Einstein. Storia che ancora oggi viene tramandata così:

«Paragoniamo 2 libri molto noti, che potrebbero essere definiti trattati elementari sulla relatività:
Alice nel paese delle Meraviglie”  e  “i viaggi di Gulliver”.

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Nel primo libro, Alice cambiava continuamente di grandezza, a volte cresceva e a volte era sul punto di scomparire del tutto.

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Nell’altro libro, Gulliver conservava la sua statura ma in un’occasione incontro’ una razza di uomini di minuscola statura in un mondo in proporzione, e in un altro viaggio incontro’ una terra in cui tutto era gigantesco.

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Non occorrono grandi riflessioni per comprendere che i due autori descrivono lo stesso fenomeno: una variazione di grandezza relativa tra l’osservatore e l’osservato».

I due racconti sono la rappresentazione piu’ semplice che viene usata ancora oggi per farci comprendere la teoria della relatività.

Se spostiamo questo racconto al campo dell’Economia? Si puo’ comprendere come ai nomi di Lewiss Carrol e Jonathan Swift (gli autori dei due racconti) potremmo sostituire i nomi ed i cognomi di molti economisti che conosciamo. 

Economisti che con le loro descrizioni, con le loro teorie economiche, ora ingigantiscono o riducono i problemi della società, alla stessa velocità con cui Lewiss Carrol e Jonathan Swift ingigantivano e riducevano i protagonisti delle loro storie.

Perché vi abbiamo proposto questi due racconti, Penfield e la storia della Relatività?
Per farvi capire che abbiamo un solo modo per comprendere il Mondo che ci circonda, lo stesso modo che abbiamo usato nel racconto: tenere fermo il nostro punto di vista. Mentre Alice e Gulliver cambiavano di stato noi eravamo fermi, seduti a casa nostra a leggerli? Eravamo nella nostra dimensione. E’ così che abbiamo potuto comprenderli.

Ecco: e’ questa la nostra dimensione, quella che non cambia e non cambia mentre noi si legge, la dimensione che ci consente di comprenderli.

Avere un punto fermo su noi stessi, è la chiave per comprendere il Mondo.

Avere un punto fermo? Avere un ancoraggio alla realtà: ecco quale è la nostra necessità comune. Come quando con una macchina fotografica o con una cinepresa abbiamo la necessità di riprendere un movimento.

Avere un punto fermo, il nostro punto fermo, è la sola condizione che ci consente di comprendere, riprendere e rappresentare i movimenti di altri. Magari anche per modificarli senza farci perdere l’equilibrio, senza restare persi o disorientati da quei movimenti (movimenti poi così tanto ben raccontati dalle teorie altrui).

Ancoraggi? Punti fermi in economia?

Come direbbe Einstein: “l’Ego è inversamente proporzionale alla conoscenza: più sai [con una conoscenza riferita a te], meno ti gonfi”. Quindi, solo partendo da noi stessi, solo partendo dalla nostra Dichiarazione dei Redditi, possiamo arrivare a capire l’Economia.

Ecco la chiave, la formula necessaria per capire, “percepire” l’Economia che ci offre Penfield: partire da una dimensione conosciuta, la nostra.

Una dimensione ancora oggi non usata? Non usata almeno fino ad oggi. Ma di cui oggi si comprende, si puo’ comprendere l’importanza.

Come arrivarci?

Serve una Dichiarazione vera – tu mi dirai -, una Dichiarazione che registri ogni movimento: con ricavi e spese.

Ecco il punto: “Le spese!”. Sono appunto quelle che oggi non sono riconosciute nella Dichiarazione dei Redditi. Proprio quelle piccole spese che sono invece la risorsa, che danno la forza, a tutta la rete delle piccole attività.

Le nostre spese sono la risorsa dei nostri grandi e piccoli negozi, dei nostri studi professionali, dal nostro bar sotto casa agli artigiani. Con tutti i nostri acquisti siamo noi che gli consentiamo di poter guardare al futuro. Lo consentiamo a loro e a tutto il circuito economico. Come già sanno bene gli amici, le attività, i negozi che invece conoscono, riconoscono, e già usano ogni giorno la Card di Scaricare Tutto Tutti…

Cosa fa la Card? Come possiamo usarla e guadagnare con quella? Lo raccontiamo in un altro articolo del Blog. Quello che era importante affermare qui è quello che serve: la Card che registra le spese e fa tornare soldi sul tuo conto, ci è necessaria per avvicinarci e per capire il Mondo.
E’ importante affermare il diritto per tutte le Persone – affermare il diritto in ogni parte del Mondo – di poter scrivere [= registrare] ogni genere di spesa nella propria Dichiarazione dei Redditi…  

E’ importante quanto capire il Mondo!

“Cosa desidero?  Sostenere me stesso e la mia famiglia [poter provvedere alle nostre spese], e in qualche modo rendere il mondo un posto migliore in cui vivere
[Wilder Penfield Graves – dai suoi appunti alla Università di Princeton, 1913]

La Card di Scaricare Tutto Tutti con il CashBack, il ritorno di denaro ad ogni acquisto? 

Hai voglia di capire la realtà e toccarla con le mani?
Devi solo chiederla.

Hanno collaborato alla redazione (alle idee, alle ricerche, alla rilettura e alle correzioni): Giuseppe LA PLACA, Luisa CROCE, Caterina GUADAGNO, Matilde CAVACIOCCHI, Mario TOGNOCCHI, Rossano e Pinuccia LEONE.

Divertente? Sì, se si desidera conoscere di più la storia di Wilder Penfield Graves vi potremmo anche dire che…  E’ stato un grande neurochirurgo e ricercatore americano, canadese per adozione: in Canada è onorato come una delle sue menti più celebri. E’ nato nel 1981 a Spokane nello Stato di Whashington (USA) ed e’ morto a Montreal, in Canada, nel 1976, dove ha svolto praticamente tutta la sua vita accademica e di scrittore. Si è laureato in Lettere all’Università di Princeton nel 1913 e in Medicina nel 1918 presso l’Università di Hopking. Eclettico, letterato e medico, si ritirò dall’attività di ricercatore solo nel 1960, a 68 anni, e dedicò il resto della sua vita a scrivere. Tra i suoi libri più famosi: Citologia e patologia cellulare, i meccanismi del linguaggio e il cervello, la mente. Il mistero del sistema nervoso. “Il mistero della Mente – studio critico sulla coscienza e sul cervello umano” – Wilder Penfield, Vallecchi Editore, 1991

E visto che siamo in tema di cervello e ci piace ridere vi aggiungiamo in una barzelletta l’ultimo racconto:

In un laboratorio viene condotto un esperimento unico nel suo genere:
un neurone cresciuto in un cervello di donna viene trapianto dentro il cervello di un uomo comune.  Il neurone preso dal cervello di donna, ripresosi dallo shock del viaggio, si risveglia nel cervello dell’uomo e si guarda intorno. Si rende conto che è in un grande spazio vuoto, dove tutto è buio e c’è un silenzio angosciante.

Preoccupatissimo, chiede timidamente, sottovoce: “Ehi! C’è qualcuno?!!”
Silenzio.

Sempre piu’ ansioso e spaventato alza il tono: “Iuuhuuu! C’è nessuno qui!!?”
Nessuna risposta.

Ormai preso sull’orlo del panico grida disperato: “Resterò solo, qui, per il resto della mia vita…”

All’improvviso, un rumore… dei passi… arriva qualcuno… Ed è un altro neurone.
Emozionatissimo il poveretto balza in piedi e corre incontro al nuovo arrivo, e lo abbraccia commosso!

“Ehi, calmati, amico mio, calmati.  Che fai qui? E perché piangi?”

“Sono arrivato adesso… pensavo non ci fosse nessuno e che sarei rimasto solo per sempre!”

“Ma che sciocchezza – dice l’altro – Stai parlando di un cervello maschile! Qui non troverai nessun’altra comunità piu’ affollata di neuroni di questa. Noi siamo tantissimi, estremamente attivi e con legami stretti, stretti e fitti, fitti fra tutti noi”

“Oh, grazie Dio. Che bello!  Come sono contento. …Ma allora dove siete tutti? Qui il cranio è vuoto.”

“Oh, nulla di strano, è sempre così: c’è una festa giù nelle mutande.
Io sono risalito solo per cercare dell’altra birra.”

Ahahahahahah!!!