
«A volte nel nostro Paese ho l’impressione che ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente. Un atteggiamento che sta sgretolando uno dei pilastri del nostro stare insieme, del nostro modo di guardare al futuro. È come se si pretendesse di aver diritto ad un domani migliore senza essere consapevoli che bisogna saperlo conquistare.
Io non sono un professore di Storia nè di Sociologia ma mi è capitato ogni tanto di pensare da dove nasca tutto cio’. La risposta che mi sono dato è che in modo paradossale ogni tanto le grandi conquiste portano a risvolti imprevedibili e non voluti.
Così è successo nel 1968: un movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi avanti nelle conquiste sociali e civili ha avuto purtroppo un effetto devastante nei confronti dell’atteggiamento verso il dovere.
Oggi viviamo nell’epoca dei diritti. Diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sottocasa, al diritto di urlare e a sfilare, il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo.
Perché questa evoluzione della specia crea una generazione molto piu debole di quella precedente: senza il coraggio di lottare ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di “attendismo” che è perverso ed è involutivo. Per questo credo che dobbiamo tornare ad un sano senso del dovere. Alla consapevolezza che “per avere bisogna anche dare”. Bisogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno, il valore del contributo che ognuno puo’ dare al processo di costruzione dell’oggi e soprattutto del domani.»
Sergio Marchionne, Università Bocconi 2013.