IL FISCO VIRTUOSO che FA STAR BENE [un articolo del prof. Brambilla sul Corriere della Sera… per STT?]

2015-04-04 Corriere-della-Sera-pag 30Ci sono modi per aiutare le Persone e le famiglie italiane impoverite dalla crisi senza gravare sul bilancio dello Stato? Il prof. Alberto Brambilla, Direttore Master della Liuc – Università Carlo Cattaneo di Varese, propone qualcosa che se non è ancora esattamente Scaricare Tutto Tutti comunque ci va molto vicino. L’articolo è apparso sul Corriere della Sera del 4 aprile 2015, pag. 30:

DARE ALLE PERSONE LA POSSIBILITA’ DI DEDURRE LE PICCOLE SPESE DOMESTICHE  [n.d.r. le piccole sono importanti quanto le grandi] E, CON IL RISPARMIO PRODOTTO, SPINGERLE A INVESTIRE [ad esempio] NELLA SANITÀ. Integrativa ma non solo…

La lettura dell’articolo, oltre a fornire i primi spunti e altre riflessioni, ci fa sapere che tra gli economisti la riflessione sul progetto STT è pienamente in atto. Compito dell’associazione e dei sostenitori di questo progetto è appunto questo: RACCOGLIERE PARERI COME QUESTO, favorirne la diffusione, contribuire a farli aumentare di numero e di valore. Per far conoscere e rendere ancora più evidente l’importanza di questo progetto.

Solo una nota: nel testo dell’articolo qui riportato, che è comunque di facile comprensione, ci siamo presi la cura di inserire note utili a rendere evidenti i punti di contatto con il nostro progetto STT. Un aiuto per chi non ne avesse ancora piena familiarità.

È fuor di dubbio che la crisi finanziaria, complice la globalizzazione che ha ridotto la competitività e l’occupazione, ha impoverito le famiglie italiane. Inoltre, per chi le tasse le paga davvero il carico fiscale è tra i più elevati d’Europa, con un record assoluto per quanto riguarda la contribuzione previdenziale: il 33% sull’intero reddito. Il governo Renzi ha tentato di mettere nelle tasche di una parte delle famiglie un pò di soldi, i famosi 80 euro (meno di mille euro l’anno) e maldestramente il Tfr [trattamento di fine rapporto] in busta paga con una tassazione penalizzante.

Alcuni partiti e politici hanno proposto altre forme di sostegno alla famiglia tra cui il quoziente familiare (riduce il carico fiscale perché divide il reddito in base al numero dei componenti della famiglia), il reddito di cittadinanza o elevazione della soglia di reddito su cui non si pagano imposte.
Tutte soluzioni discutibili sotto il profilo dell’equità fiscale, di sapore assistenziale e molto costose.

Ci sono invece due modalità che aumentano il senso civico dei cittadini (diritti ma anche doveri di cui spesso ci dimentichiamo) e sono poco o nulla costose per le casse dello Stato e quindi per tutti noi; soluzioni che tra l’altro possono evitare un aumento delle tasse, in primis l’Iva al 24%.

Le due proposte, anche legate tra loro, si pongono due obiettivi: la prima proposta, con l’introduzione anche in Italia dell’«accordo di interessi» [argomento già trattato in altro articolo di questo Blog- ved. nota:*], per fare un esempio riferito a 5mila euro di spese come vedremo dopo, consente di ottenere una «quattordicesima» cioè una somma pari a circa 1.650 €uro di risparmio fiscale; la seconda proposta consiste nella possibilità di beneficiare di un «plafond unico di deducibilità fiscale» e quindi di poter disporre di risorse, anche con i soldi di cui sopra, per la pensione complementare, la non autosufficienza e l’assistenza sanitaria integrativa. Poiché risparmio crea risparmio, vedremo che se investiamo i 1.650 €uro risparmiati con l’accordo di interessi in un fondo pensione o in assistenza sanitaria integrativa, di quei 1.650 €uro ne risparmiamo ancora un terzo, appunto per la ragione che sono «deducibili [dalle spese]».

Ecco in sintesi le due idee (pubblicate precedentemente su questo giornale) [n.d.r. Corriere della Sera]:

1) L’accordo di Interessi [ved. nota:*]: riguarda la possibilità di dedurre tutte le spese [n.d.r. ogni genere di spesa sostenuta] che le famiglie fanno direttamente e senza intermediari per la manutenzione della casa, dei veicoli (auto, moto, biciclette) e per i piccoli servizi domestici e che si concludono sempre con la stessa frase: «guardi il costo è 1.000 €uro, se vuole la fattura sono 1.220, ma siccome a voi la fattura non serve perché non potete dedurre nulla vi faccio pagare solo 900 €uro». Poiché di «eroi fiscali» ne abbiamo pochi e un risparmio di 320 €uro la vita non la cambia ma la migliora, in 9 casi su 10 si va «a nero».

Se invece si consente [si riconosce il diritto!] ad ogni famiglia di dedurre queste spese [v.nota: **] (esempio: idraulico, tappezziere, elettricista, imbianchino) o le spese del meccanico o del carrozziere o quelle della ragazza che ti aiuta in casa per 4 ore a settimana e che è complicato mettere in regola, si consente a queste famiglie una «quattordicesima» mensilità che nel caso di una aliquota marginale (addizionali Irpef comprese) del 33%, su 5mila euro di spese (per tornare all’esempio), vale un ritorno economico di 1.650 €uro!

Ovviamente per questi lavori l’Iva sarà al massimo al 5% tanto lo Stato ci guadagna lo stesso perché se si fa una fattura ogni 10 lo Stato incassa il 22%, mentre se tutti e 10 pagano il 5% di Iva lo Stato incassa 50% (non male come lotta all’evasione).

Castellani - Sanità migliore per gli evasori okInoltre se la famiglia “deduce” [= scrive quelle spese nella propria dichiarazione dei redditi] vuol dire che il fornitore paga le tasse equivalenti se non di più, ma soprattutto paga i contributi sociali con doppio vantaggio per lo Stato; intanto lo Stato incassa il 23% circa di contributi sociali su tutto l’imponibile e poi evita di rimanere cornuto e mazziato. E sì perché se questi fornitori non pagano i contributi poi a 67 anni gli dobbiamo anche pagare la pensione, e la sanità, con doppio esborso per lo Stato e un carico fiscale abnorme per il poveraccio che evadere non può o forse vorrebbe… [o forse evade davvero anche lui! Dopo tutto: chi è che non paga l’iva all’artigiano per quel risparmio dei 320 euro? Quel dipendente a reddito fisso appunto, che anche avesse pagato l’iva sulle sue spese oggi non vede riconosciuto il diritto di poterne scrivere nella sua dichiarazione dei redditi].

2) Con questi soldi la nostra famiglia comincia a pensare a qualche tutela; per esempio a farsi una sanità integrativa. Nel 2014 le famiglie hanno speso di tasca propria (spesa out of pocket) ben 30 miliardi di euro. Quando uno è malato non guarda se la visita costa 100 o 200, o se il medico fa o no la fattura (fiscale ovviamente). Paga e basta. Tuttavia una visita specialistica, che in convenzione con un fondo o una cassa di assistenza sanitaria costa 80 €uro, al privato può costare anche 200 €uro.

Dico questo per far capire che se una famiglia investe la sua «quattordicesima» in un fondo sanitario, risparmia soldi nel momento del bisogno, evita i lunghi tempi di attesa, sceglie le strutture migliori e risparmia pure fiscalmente; infatti i 1.650 €uro pagati per la cassa sanitaria beneficiano della «deducibilità fiscale». Cosa vuol dire? Se la nostra famiglia ha una aliquota del 33% risparmierà 545 €uro. Quindi è come se l’assistenza sanitaria fosse costata solo 1.105 €uro. Con gli altri soldi ci fa il corredino scolastico o altre cose utili per la famiglia.

In Italia sono previste le seguenti agevolazioni fiscali: 5.164,57 €uro per il versamento a fondi pensione; 3.600 €uro per l’assistenza sanitaria integrativa e circa 550 per altre forme di welfare (asilo nido, colonie, borse di studio ecc). Se anziché avere queste deducibilità utilizzabili solo per la previdenza o la sanità, ogni famiglia potesse disporre di un «plafond» di 9.000 €uro l’anno [qui evidentemente la proposta si discosta dal progetto STT, per il fatto che noi prevediamo la “deducibilità totale” di tutte le spese] per tutte le forme di welfare da usare a secondo dei bisogni e delle situazioni in cui versa. Avremmo fatto un grande balzo nell’aiuto al mattone fondamentale della società: la famiglia! Con notevoli vantaggi per i consumi, lo sviluppo e l’occupazione.

Quindi, per ricapitolare, tornando all’esempio: faccio spese per 5.000 €uro l’anno, ho un’aliquota del 33% risparmio 1.650 €uro. Soldi che investo in un fondo di assistenza sanitaria integrativa e calcolando la medesima aliquota fiscale, risparmio ancora il 33% cioè l’investimento al fondo pensione mi costa (1.650 €uro  – 33%) 1.105 €uro.

Ma non solo; siccome la nostra famiglia ha fatto nell’anno due visite specialistiche, non ha pagato nulla, mentre senza il fondo sanitario avrebbe sborsato oltre 300 €uro; un risparmio che si va a sommare ai 545 €uro di deducibilità fiscale.

Serve un pò di coraggio fiscale per generare un circolo virtuoso con benefici per le famiglie e lo Stato.”

[nota*: nell’articolo il prof. Brambilla usa la formula “contrasto di interessi“; la definizione da lui usata è stata qui sostituita con la formula secondo noi più corretta “accordo di interessi“. Definire “contrasto di interessi” quando si dà ai cittadini la convenienza e l’utilità di poter chiedere la ricevuta fiscale è un evidente errore. Una formula ancora in uso nella dottrina economica che deve essere cambiata. Come è ampiamente spiegato nell’articolo http://www.scaricaretuttotutti.it/la-collaborazione-ci-rende-umani-economia-come-nella-vita-meglio-del-conflitto-e-laccordo-di-interessi/ Di più: accostare al progetto “scaricare tutto tutti” la formula “contrasto di interessi” è, secondo noi, fuorviante oltre che sbagliato. Da ciò la necessità della correzione.]

[nota**: nell’articolo il prof. Brambilla formula la proposta “in via sperimentale per tre anni, 5.000 €uro ” e anche “un «plafond» di 9.000 €uro l’anno“. La proposta deve avere secondo noi una formulazione più semplice e più chLE SPESE DELLE PERSONE e delle Società 1iara, è per ciò è stata corretta: per evitare la possibilità di errori sui termini. La ragione è evidente. Provate voi a fare quella medesima proposta alle aziende: “potrete dedurre le vostre spese solo per 5mila euro per via sperimentale e per tre anni“, siamo certi che avrete da loro le risposte migliori che vi faranno comprendere la sua insostenibilità. In economia è come nella vita: serve la certezza, non una misura affidata ogni anno alla interpretazione di un politico. Quelle cifre possono essere molto per una famiglia normale ma poco per una famiglia che ha un disabile in casa o un congiunto che provoca danni a terzi per cui occorre fare da garanti alle sue spese. Di più: la via sperimentale sulla pelle delle Persone che non arrivano a fine mese secondo noi non serve e può indurle in errore. La formula secondo noi ha il dovere di essere semplice. Immediatamente comprensibile, anche per chi non ha i rudimenti dell’economia, e dare certezza per il futuro, : “la spesa di uno è sempre il ricavo di un altro“. Non occorre la sperimentazione per comprenderlo: è nei fondamenti dell’economia, in ogni nazione avanzata.]

Fonti:archiviostorico.corriere.it/2015/aprile/04/fisco_virtuoso_che_star_bene_co_0_20150404_045ea85a-da8e-11e4-ae22-33a24e243db5.shtml;      http://www.governo.it/Governo/Costituzione/principi.html

Commenti di Michelle Garcia e Mario Tognocchi  su articolo di Alberto Brambilla      Tempo di lettura:  7 minuti circa (250parole/minuto)

[l’Attuazione della Costituzione è semplice: Art. 2 – doveri di solidarietà politica economica e sociale; Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di … condizioni personali e sociali. rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale; Art. 53 Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività; Art. 32La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo (della Persona) e interesse della collettività … ]