LA QUESTIONE NASCOSTA: Quando un Paese non ce la fa…
E’ POSSIBILE VENIRNE FUORI SENZA AFFAMARE I PROPRI CITTADINI? Molti sono gli esempi nella Storia… Esempi che non ci raccontano.
Esempi che purtroppo pochi ricordano. E spesso non sono neppure nei libri. Così le soluzioni imposte dai Paesi creditori o dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) sembrano le uniche possibili. Molte altre possono essere invece le soluzioni. Purché si cominci ad osservare l’Economia dei Cittadini, quella diversa economia che “fa di ogni cittadino” un protagonista. Come esattamente avviene con Scaricare Tutto Tutti quando si dà valore a quello che fanno le Persone…
Piketty in questo articolo – ripreso da Repubblica, traduzione di Fabio Galimberti -, svela alcune di quelle diverse soluzioni che sembrano essere appunto, come dice lui, INCREDIBILI AMNESIE DEGLI ECONOMISTI. E purtroppo anche dei cittadini. Avete visto i film sulla Germania e la Francia alla fine della guerra? Nel 1945 erano due Paesi distrutti e con un debito pubblico pari al 200% del PIL: due interi anni di Prodotto Interno Lordo da pagare ai loro creditori! A distanza di 70 anni? Sono proprio loro, la Germania e la Francia, a dettare le regole economiche agli altri Paesi d’Europa. Com’è stato possibile? E soprattutto: Come hanno fatto a venirne fuori? In quale modo quei due Paesi hanno pagato il loro debito?
Piketty lo dice chiaro: “Le soluzioni sono state molte“. E se ci racconta in che modo si partì, ad esempio nel dopoguerra [“Nei famosi accordi di Londra del 1953 fu annullato il grosso del debito estero tedesco.” Annullato il debito? Si , proprio a quella Germania che oggi esige il rigore e di riscuotere i suoi crediti?] l’argomento dell’articolo è ancora più sorprendente per la conclusione.
“Spetta a noi, soltanto a noi, organizzarci [organizzare l’economia] in altro modo.“
Una conclusione che Piketty ci consegna
ed è a nostro modo ancora più interessante…
Organizzare l’economia in altro modo? E’ il nostro progetto! Di quale “altro modo” si potrebbe parlare? Del modo di DARE VALORE A QUELLO CHE FANNO LE PERSONE (con le loro spese nella loro Dichiarazione dei Redditi!).
Un Paese come l’Italia, ad esempio, potrebbe sollevare la sua economia sulla forza di 65milioni di Persone. …Un Paese come la Grecia – che in proporzione ha gli stessi problemi dell’Italia [un debito pubblico che è sì grande ma è anche 6 volte meno di quello dell’Italia, con un sesto dei suoi abitanti] può sollevare la sua economia sulla forza di 11milioni di abitanti.
Dove si possono trovare le risorse? In una intervista andata in onda il 22 maggio 2015 il Presidente del Consiglio dell’Italia [tv La7 – “Bersaglio Mobile”] ha ricordato che nel 2007 il valore dei depositi nella banche in Italia ammontava a circa 3mila500 miliardi di €uro. Ha raggiunto i 3mila900 nel 2014. Nel periodo di crisi ha avuto un aumento di 400miliardi di depositi, di soli risparmi degli italiani e delle loro attività, pari all’ammontare di quanto la Banca Europea [v. BCE] ha messo in conto di investire per cercare di far venire fuori dalla crisi addirittura tutta l’Europa. Nel periodo più forte della crisi economica le riserve dei cittadini italiani sono aumentate. Per paura del futuro. Lì è il problema. Lì è la forza del nostro progetto, lì è la risposta: ci sono 400miliardi di €uro che i cittadini possono investire. Con le loro spese, il progetto STT! 400miliardi e far sollevare il Paese da 65milioni di abitanti. La formula? Restituire alle Persone sicurezza nel presente e nel futuro, con la Dichiarazione delle Spese nei Redditi. “Prima le Persone”, ricordate? Quella è la formula, il nostro Progetto.
In che modo metterla in pratica? Vi rimandiamo ad un altro articolo [v. il Progetto STT, che già conoscete].
Adesso occorre avere ben chiaro il problema, l’argomento del Debito e i modi per trattarlo che altri non dicono. Lo affrontiamo con Piketty, vista la condizione dell’Italia. Scrive il Whashington Post il 17 febbraio 2015: “l’Italia è cresciuta persino meno della Grecia, e il suo debito è troppo grande per essere ignorato“. Forse anche per questo è interessante leggere Piketty e conservare memoria di questo articolo. Pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 9 maggio 2015, pag.32:
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“PER alcuni, la risposta è ovvia: i debiti vanno sempre pagati, non c’è alternativa alla penitenza, soprattutto quando è incisa nel marmo dei trattati europei.
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Eppure, un rapido colpo d’occhio alla storia del debito pubblico, soggetto appassionante quanto ingiustamente trascurato, mostra che le cose sono molto più complesse di così.
.Prima buona notizia: in passato ci sono stati casi di debiti pubblici ancora più importanti di quelli che osserviamo ora, e si è sempre riusciti a trovare una soluzione, facendo ricorso a una grande varietà di metodi, che possiamo suddividere così: da una parte il metodo lento, che punta ad accumulare pazientemente surplus di bilancio per rimborsare poco a poco prima gli interessi e poi il capitale del debito in questione; dall’altra parte una serie di metodi che puntano ad accelerare il processo: inflazione, imposte eccezionali, puri e semplici annullamenti del debito.
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Un caso particolarmente interessante è quello della Germania e della Francia, che nel 1945 si ritrovavano con un debito pubblico di dimensioni pari a due anni di prodotto interno lordo (il 200 per cento del Pil), un livello ancora più elevato del debito pubblico che affligge oggi la Grecia o l’Italia. All’inizio degli anni ‘50, questo debito era ridisceso a meno del 30 per cento del Pil. È evidente che una riduzione così rapida non sarebbe mai stata possibile solo attraverso un lento accumulo di surplus di bilancio. Al contrario: i due Paesi utilizzarono tutta la vasta casistica dei metodi rapidi. L’inflazione, molto alta su entrambe le sponde del Reno fra il 1945 e il 1950, fu l’elemento centrale.
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Alla Liberazione, la Francia introdusse anche un’imposta eccezionale sui capitali privati, che arrivava al 25 per cento sui patrimoni più alti e addirittura al 100 per cento per gli arricchimenti più significativi avvenuti tra il 1940 e il 1945.I due Paesi ricorsero anche a forme diverse di “ristrutturazioni del debito”, definizione tecnica utilizzata dagli esperti di finanza per indicare l’annullamento puro e semplice, totale o parziale, del debito (si parla anche, più prosaicamente, di haircut, sforbiciata): per esempio in occasione dei famosi accordi di Londra del 1953, dove fu annullato il grosso del debito estero tedesco.
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Furono questi metodi rapidi di riduzione del debito — e in particolare l’inflazione — che permisero alla Francia e alla Germania di lanciarsi nella ricostruzione e nella crescita del dopoguerra senza questo fardello. È grazie a ciò se i due Paesi negli anni ‘50 e ‘60 furono in grado di investire nelle infrastrutture, nell’istruzione e nello sviluppo economico. E sono proprio questi due Paesi che adesso spiegano al Sud dell’Europa che il debito pubblico va rimborsato fino all’ultimo euro, senza inflazione e senza misure eccezionali.
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Attualmente la Grecia avrebbe un lieve avanzo primario: in altre parole, i greci pagano di tasse leggermente più di quello che ricevono sotto forma di spesa pubblica. Secondo gli accordi europei del 2012, la Grecia dovrebbe mantenere per decenni un avanzo colossale del 4 per cento del Pil per rimborsare i suoi debiti. Si tratta di una strategia assurda, che la Francia e la Germania, per nostra grande fortuna, non hanno mai applicato a loro stesse..
In questa incredibile amnesia storica, la Germania porta chiaramente una pesante responsabilità. Ma simili decisioni non avrebbero mai potuto essere adottate se la Francia si fosse opposta. I governi francesi che si sono succeduti, di destra e poi di sinistra, si sono dimostrati incapaci di valutare adeguatamente la situazione e proporre un’autentica rifondazione democratica dell’Europa..
Con il loro miope egoismo, la Germania e la Francia maltrattano il Sud dell’Europa, e al tempo stesso si maltrattano da sole. Con un debito pubblico che si avvicina al 100 per cento del Pil, un’inflazione nulla e una crescita fiacca, questi due Paesi impiegheranno anch’essi decenni prima di ritrovare la capacità di agire e investire nel futuro..
La cosa più assurda è che i debiti europei del 2015 sono essenzialmente debiti interni, come peraltro quelli del 1945. Certo, la quota di titoli di Stato detenuta da altri Paesi dell’Eurozona ha raggiunto proporzioni senza precedenti: i risparmiatori delle banche francesi detengono una parte del debito tedesco e italiano; le istituzioni finanziarie tedesche e italiane possiedono una bella fetta del debito francese; e via discorrendo. Ma se si guarda alla zona euro in generale, allora possiamo dire che il debito è tutto nelle nostre mani. Non solo: deteniamo più attività finanziarie noi fuori dalla zona euro che il resto del mondo nella zona euro.
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Invece di impiegare decenni per rimborsare il nostro debito a noi stessi, spetta a noi, e a noi soltanto, organizzarci in un altro modo.” ( Traduzione di Fabio Galimberti)
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Articolo di Thomas Piketty – Traduzione: Fabio Galimberti. Commenti di: Mario Tognocchi e Giovanni Pattelli.
Tempo di lettura: 5 minuti (250parole/minuto)
Fonti: “Il vero problema dell’Europa è l’Italia?” di Matt O’Brien – Washington Post, 17 febbraio 2015;
“I debiti non vanno sempre pagati” di Thomas Piketty – La Repubblica, 9 maggio 2015. www.otherwords.org
Chi è: prof. Thomas Piketty, http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Piketty – Dirige la École des hautes études en sciences sociales (EHESS) ed è professore alla École d’économie de Paris.
[l’Attuazione della Costituzione Italiana è semplice: Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, sesso, condizioni personali e sociali… E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale; Art. 53– Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività; … ]